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Xylella e Codiro: uno studio dimostra che le cure sono un’efficace alternativa alle eradicazioni

Dott. Giorgio Doveri – Chimico e tecnologo farmaceutico

“Mitigation of Quick Decline Syndrome in Ancient and Monumental Olive Trees of Ostuni (Apulia, Italy) Positive to Xylella fastidiosa and other Phytopathogens”, tradotto “Mitigazione del complesso del disseccamento rapido dell’olivo in ulivi monumentali e secolari di Ostuni (Puglia, Italia) positivi a Xylella fastidiosa e altri fitopatogeni”, è il titolo della più recente pubblicazione accademica in tema di Xylella e Codiro sulla rivista scientifica americana “WJFR, World Journal of Forest Research”. Questo lavoro è il frutto di studi sul campo portati avanti sin dal 2021, quando il Tar Puglia bloccò in via cautelare l’eradicazione di 38 alberi di ulivo nella zona di Ostuni, risultati positivi alla Xylella nel 2020. Si trattò di un ricorso proposto e vinto da alcuni proprietari di oliveti nella zona di Ostuni, grazie al supporto legale dell’avv. Rosa Fanizzi, nonché agronomico del Comitato scientifico multidisciplinare indipendente (SMI). A seguito dell’ordinanza sospensiva, quei 38 alberi sono diventati oggetto di uno studio sperimentale durato tre anni e terminato nel gennaio 2025. Gli interventi agronomici sui terreni in oggetto, gestiti dal Comitato SMI fin dalla prima presa in carico, proseguono tutt’oggi attraverso buone pratiche agricole e protocolli di intervento sviluppati in Puglia, che prevedono anche l’uso di biostimolanti e biofertilizzanti a basso costo.

Il principale risultato ottenuto dal team di esperti in questi tre anni di lavoro, consiste nella constatazione che quegli alberi risultati positivi alla Xylella sono oggi non solo vivi ed in salute, ma altresì produttivi, nonostante un’iniziale capitozzatura, notoriamente invasiva e debilitante per qualsiasi albero, imposta dalle norme regionali ai fini di limitare un ipotetico contagio. Dallo studio emerge che tutti gli olivi dei terreni, anche quelli senza Xylella, sono aggrediti in modo più o meno grave da vari patogeni da tempo ben noti, tra i quali i funghi delle carie nei tronchi, il batterio Pseudomonas della rogna sui rami, l’insetto Zeuzera che fora il legno, i nematodi che portano a far marcire le radici e i funghi fogliari: è noto che tutti questi fattori con-causano, così come la Xylella, lo stesso sintomo, ovvero un disseccamento localizzato, più o meno esteso: non a caso è noto che ci sono moltissimi alberi con disseccamenti ma senza Xylella, ed altrettanti vegeti, produttivi, ma con Xylella. Un ulteriore dato, emerso dalle analisi svolte sui terreni, é che la sostanza organica negli agri di Ostuni misura 0,8%, solo leggermente superiore a quella rilevata nel basso Salento, pari a 0,4%: entrambi i valori sono ai limiti della desertificazione del suolo, se si considera che i parametri di riferimento di un buon terreno si pongono tra il 2 e il 3%. E’ necessario ricordare che sulla penisola salentina grava un disastro idrogeologico e salino dovuto anche ai circa 100mila pozzi che da anni pompano acqua salata dalle profondità alla superficie, laddove le falde sono ormai povere se non del tutto prive di acqua (una ricerca sullo stato idrogeologico pugliese, svolta nel 2004 dell’Università di Bari, preannunciava già, con 10 anni di anticipo, la desertificazione della Puglia cominciando dal Salento). Un ulteriore importante dato documentale emerso dalla pubblicazione del WJFR è che uno dei 38 alberi si è addirittura negativizzato, cioè non ha più Xylella; inoltre, un albero negativo al batterio nel 2020 ma circondato da alberi positivi, dopo 4 anni è risultato ancora negativo, a dimostrazione della scarsa contagiosità della Xylella laddove gli alberi ed i terreni siano ben assistiti.

Lo studio specifico indica che, dopo una corretta e articolata diagnosi, gli interventi su 38 olivi con Xylella, oltre a quelli senza Xylella negli stessi terreni, hanno avuto successo.

Alla luce di questi risultati, vale la pena interrogarsi sulla necessità (per vero impellente, attese le grosse perdite, anche economiche, subite negli ultimi anni) di considerare questo approccio come una efficace misura alternativa alle eradicazioni. La loro inefficacia è stata ormai dimostrata e si registra altresì un grande rallentamento dell’epidemia del patogeno, doverosamente ben monitorato, ma ormai endemico in Puglia ed in molti territori europei.

Sarebbe di buon senso, intanto, garantire agli agricoltori, ai proprietari di oliveti, sani o malati che siano, alla scienza ed al comune cittadino, il diritto ad una corretta informazione e divulgazione anche dei protocolli di cura, con sostegni per la loro attuazione (previa, si intende, revisione della normativa in materia). E ciò in una prospettiva di cura e recupero di un patrimonio storico, ricco ed ancora salvabile, e in onore di una reale rigenerazione paesaggistica che ha contribuito a rendere la Puglia così famosa in tutto il mondo.

La pubblicazione è firmata: Dott. Giorgio Doveri (Chimico e tecnologo farmaceutico), Prof. Giovanni Pergolese (Dott. in Chimica ed esperto in biotecnologie), Dott.ssa Emanuela Sardella (Consulente agronomica specializzata), Prof. Marco Scortichini (Fitopatologo), Prof. Giusto Giovannetti (Biologo del suolo), Dott. Michele Saracino (Agronomo), Dott. Luigi Botrugno (Chimico ed ingegnere ambientale), Prof. Marco Nuti (Microbiologo, Prof. Emerito della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa).

Link alla pubblicazione:

https://www.opastpublishers.com/journal/world-journal-of-forest-research/articles-in-press

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